[07:56, 30/1/2018] Michele Cardulli:
“Gentiloni ha giustamente rivendicato il suo ruolo di 'camomilla' del dibattito pubblico. Io, invece, mi sento una Red Bull: la forza di un partito è la combinazione di fattori diversi”. Il Foglio (in prima e p.7) intervista Matteo Renzi, che lancia la sua campagna elettorale: “Non vogliamo prendere in giro gli elettori facendo promesse impossibili. La vera sfida – dice - è tra chi può continuare a far crescere il Paese e chi vuole fermare questo cammino”. Il segretario dem mette al centro le tematiche europee, rivendicando il ruolo del Pd come alternativa al modello Salvini e come unico partito in grado di segnare il match point contro il M5S. “Sono d'accordo con Gentiloni: i grillini non hanno chance di andare al governo – ragiona -. Ma se devo pensare al politico più distante da me penso a Salvini”. Il segretario leghista risponde con un'intervista a Repubblica (p.11): “E' solo un teorema giornalistico dire che Berlusconi tradirà la Lega per rassicurare l'Europa. Comunque, vinceremo le elezioni e la Lega indicherà il premier, ma non dobbiamo nessuna garanzia all'Ue: sono loro a doversi scusare con l'Italia”. Poi chiude al M5S, dice: “Li avevo invitati al confronto su temi specifici, hanno rifiutato. Ora decidono gli italiani”.
Corsa nei collegi, sfide dimezzate: non ci saranno confronti diretti tra i big (Stampa e tutti).
Intanto restano le polemiche sulle liste in tutti gli schieramenti. Nel Pd, dopo l'attacco di Enrico Letta, Renzi al Foglio: “Rrivendico di aver fatto un buon mix tra molte professionalità”. Le minoranze protestano. Emiliano al Corriere (p.5): “Dopo il 5 marzo si apre una fase nuova per il partito. La deriva di Renzi è perdente, dobbiamo convincerlo a lasciare”.
Clima teso anche nel centrodestra. I ras locali di Fi in rivolta contro i paracadutati da Arcore (Stampa p.4). Per Verderami (Corriere p.3) Berlusconi ha voluto escludere “teste calde” e puntare sui fedelissimi, rinunciando al voto degli astensionisti, calcolo fatto guardando alle larghe intese. Tensioni anche nel M5S. Di Maio lancia i “supercompetenti” ma scivola sulla candidatura dell'ammiraglio ex renziano, subito ritirato (su tutti).
Le promesse non spostano voti: ai partiti non crede più nessuno. Sul Fatto (in apertura e p.6) il sondaggio di Noto sulla credibilità delle proposte elettorali: l'abolizione della Fornero al primo posto, ritenuta attuabile dal 42% degli elettorali. Scarsa fiducia intorno alle altre promesse. Sulla credibilità dei leader, Di Maio al 29%, Bonino e Grasso al 27%, Bersani (23%) sopra a Renzi (22%). Meloni e Salvini appaiati al 21%, mentre Berlusconi chiude con D'Alema al 18%.
[07:58, 30/1/2018] Michele Cardulli: Lazio; la Lorenzin candida Tuadi, ex assessore veltroniano attualmente presidente di un Ipab regionale, come presidente della Regione. Pirozzi rifiuta l'offerta del ticket con Parisi.
Su tutti i giornali, come dicevamo ieri, grande spazio ai candidati
“Gentiloni ha giustamente rivendicato il suo ruolo di 'camomilla' del dibattito pubblico. Io, invece, mi sento una Red Bull: la forza di un partito è la combinazione di fattori diversi”. Il Foglio (in prima e p.7) intervista Matteo Renzi, che lancia la sua campagna elettorale: “Non vogliamo prendere in giro gli elettori facendo promesse impossibili. La vera sfida – dice - è tra chi può continuare a far crescere il Paese e chi vuole fermare questo cammino”. Il segretario dem mette al centro le tematiche europee, rivendicando il ruolo del Pd come alternativa al modello Salvini e come unico partito in grado di segnare il match point contro il M5S. “Sono d'accordo con Gentiloni: i grillini non hanno chance di andare al governo – ragiona -. Ma se devo pensare al politico più distante da me penso a Salvini”. Il segretario leghista risponde con un'intervista a Repubblica (p.11): “E' solo un teorema giornalistico dire che Berlusconi tradirà la Lega per rassicurare l'Europa. Comunque, vinceremo le elezioni e la Lega indicherà il premier, ma non dobbiamo nessuna garanzia all'Ue: sono loro a doversi scusare con l'Italia”. Poi chiude al M5S, dice: “Li avevo invitati al confronto su temi specifici, hanno rifiutato. Ora decidono gli italiani”.
Corsa nei collegi, sfide dimezzate: non ci saranno confronti diretti tra i big (Stampa e tutti).
Intanto restano le polemiche sulle liste in tutti gli schieramenti. Nel Pd, dopo l'attacco di Enrico Letta, Renzi al Foglio: “Rrivendico di aver fatto un buon mix tra molte professionalità”. Le minoranze protestano. Emiliano al Corriere (p.5): “Dopo il 5 marzo si apre una fase nuova per il partito. La deriva di Renzi è perdente, dobbiamo convincerlo a lasciare”.
Clima teso anche nel centrodestra. I ras locali di Fi in rivolta contro i paracadutati da Arcore (Stampa p.4). Per Verderami (Corriere p.3) Berlusconi ha voluto escludere “teste calde” e puntare sui fedelissimi, rinunciando al voto degli astensionisti, calcolo fatto guardando alle larghe intese. Tensioni anche nel M5S. Di Maio lancia i “supercompetenti” ma scivola sulla candidatura dell'ammiraglio ex renziano, subito ritirato (su tutti).
Le promesse non spostano voti: ai partiti non crede più nessuno. Sul Fatto (in apertura e p.6) il sondaggio di Noto sulla credibilità delle proposte elettorali: l'abolizione della Fornero al primo posto, ritenuta attuabile dal 42% degli elettorali. Scarsa fiducia intorno alle altre promesse. Sulla credibilità dei leader, Di Maio al 29%, Bonino e Grasso al 27%, Bersani (23%) sopra a Renzi (22%). Meloni e Salvini appaiati al 21%, mentre Berlusconi chiude con D'Alema al 18%.
[07:58, 30/1/2018] Michele Cardulli: Lazio; la Lorenzin candida Tuadi, ex assessore veltroniano attualmente presidente di un Ipab regionale, come presidente della Regione. Pirozzi rifiuta l'offerta del ticket con Parisi.
Su tutti i giornali, come dicevamo ieri, grande spazio ai candidati
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