“Il vero terreno di scontro di questa campagna elettorale sarà tra chi crede nell'apertura e chi scommette sulla chiusura, al centro c'è l'Europa”. Così Gentiloni al Foglio (in prima e p.2-3), ragiona sul voto del 4 marzo: “Il Pd è l'unico in grado di guidare questo Paese. Mentre il centrodestra è diviso da una diversa visione del mondo e il M5S ha un'impostazione che difficilmente è compatibile con il governo di un grande Paese occidentale. E non avrà i numeri per governare”. Il premier punta al 30% nel collegio Roma I. Il vice-segretario Martina al Corriere (p.6): “Programma? Proposte serie: assegno universale per i figli a chi ha reddito inferiore ai 100mila euro l'anno. Poi salario minimo legale, taglio del costo del lavoro per tutta la legislatura”.
M5S, ieri a Pescara Di Maio ha lanciato programma e candidati: 20 punti che la sera delle elezioni saranno sottoposti ai partiti “con un annuncio pubblico”, tra cui abolizione di 400 leggi, reddito di cittadinanza, stop al business dell'immigrazione, aiuti per le famiglie. Poi riduzione di 50 punti di debito pubblico, investimenti e superamento della Fornero. Sparisce il referendum sull'euro (Corriere e tutti). Giù l'Irap per le piccole imprese, e sparisce il no alle grandi opere. “Una strategia pigliatutto” (Fatto p.2). Per la Stampa (p.2) è il tentativo di sedurre il ceto moderato. Intanto, caos liste: candidati annunciati solo a sera per evitare polemiche (Messaggero p.8 e tutti).
Centrodestra, Berlusconi a Bruxelles per tranquillizzare il Ppe (Repubblica p.10 e tutti). Ieri su La7 ha ribadito il suo ruolo di argine ai populisti (Corriere p.5 e tutti). Poi rivendica i risultati del suo ultimo governo, accusando Renzi per i numeri sulla disoccupazione: “In tanti avevamo la speranza che potesse far uscire il Paese dalla crisi. Ha avuto il merito di chiudere con la tradizione comunista, ma il Pd oggi è una scatola vuota”. Poi l'accusa: “mi fanno schifo i politici di professione” (su tutti).
Regionali. Nel centrodestra resta il nodo della candidatura nel Lazio: l'ultimo sondaggio non ha sciolto i dubbi. Gasparri al 30%, Rampelli al 28% e Pirozzi al 27%, ma nessuno sarebbe in grado di competere con il dem Zingaretti, neppure la 5S Lombardi (Messaggero p.10). Berlusconi-Meloni-Salvini dovranno incontrarsi di nuovo, con Salvini che spinge per l'appoggio al sindaco di Amatrice. Di diverso avviso la Stampa (p.4), secondo cui Fi cede alla Meloni su Rampelli, ma rivendica la scelta del nome in Friuli. Pirozzi al Tempo (p.7): “Se in Regione non avrò l'appoggio, la lista dello 'Scarpone' per il Senato si candiderà veramente. Nessun ricatto. Mi accusano di voler far vincere il Pd? Andando in giro non ho questa sensazione, mi pare che sia qualcun altro a non voler vincere. Se avessero trovato un candidato 2 mesi fa io non mi sarei impegnato con 500 comitati e 60 candidati”.
In Lombardia sarà Fontana il candidato unitario, che a Libero (p.5) dice: “L'autonomia è il punto uno del programma: se non ce la danno, scendiamo a Roma con i forconi”. Poi sulla “razza bianca” dice: “E' stata un'espressione infelice, ma si capiva che non era un discorso razzista. Tanto è vero che sono salito nei sondaggi. Comunque, se sarò eletto, la prima cosa che farò sarà espellere i 100mila clandestini che sono in Lombardia”.
Su Repubblica (p.6) il rapporto Demos sulla fiducia degli italiani nelle istituzioni: in testa alla classifica c’è ancora Papa Bergoglio col 77% ma con il consenso in calo del 5%; seguono le forze dell’ordine (70%), la scuola (53%), il capo dello Stato (46%), la Chiesa (42%), la Magistratura (37%), il Comune (33%), la Ue (30%), la Regione (29%), le associazioni degli imprenditori (24%), Cgil (24%), Cisl-Uil (20%), lo Stato (19%), le Banche (15%), il Parlamento (11%), i Partiti (5%). Il 65% degli italiani d’accordo sulla necessità di un Uomo Forte alla guida del Paese. Per il 49% la democrazia può funzionare senza partiti politici.
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