Chiude Calvi Legno. Ci lascia il suo garbatissimo proprietario e il raffinato ed espertissimo falegname "capo". Lo storico fornitore di legname di San
Lorenzo e dintorni in via dei Corsi da lunedì prossimo chiude la sua attività
restituendo l’area occupata al legittimo proprietario, il Comune di Roma. Così
anche questo laboratorio artigianale , con i suoi valenti falegnami, chiuderà
i battenti. Dove andremo a rifornirci di legno lavorato ? Dopo la chiusura di Borselli
a Piazza Valerio Massimo, per lasciare spazio nientedimeno che ad una casa di
produzione cinematografica (Cattleya), l’unico negozio che resiste nel
quadrante dell’ex terzo municipio è quello dalle parti delle mura di San
Lorenzo. Ma evidentemente non è la stessa
cosa.
Il quartiere di San Lorenzo da tempo ha perso la sua
connotazione artigianale per dare spazio
ai “kebabari”, alle pizzerie e alle mescite , da quelle di lusso a
quelle di pessima qualità . Resistono ancora i marmisti dalle parti di Via dei
Volsci e di piazzale del Verano Non si sa ancora per quanto tempo, ma la loro a
noi sembra una sopravvivenza a tempo. L’attività
più florida rimane lo spaccio, considerando il numero soverchiante di persone di
colore e non che propongono ai passanti,
giovani specialmente, qualsiasi formula per lo sballo. Tutti lo sanno e tutti
lo vedono. L’unica a non accorgersene sembra essere la locale stazione dei carabinieri,
asserragliata nella locale casermetta. Come pure resiste l'ex Cinema Palazzo a Piazza dei Sanniti. Strappato alla speculazione malavitosa, è diventato un centro culturale alternativo molto vivo. I "vuoti" di San Lorenzo resistono ai tentativi di speculazione edilizia, mentre rimane aperta la ferita dell'ex fonderia Bastianelli e quella, invisibile, di Via dei Sabelli, mentre a Via de Lollis è in costruzione un nuovo edificio dalle fondamenta di un palazzo che è stato occupato per molti anni. Il parcheggio che doveva nascere sotto i campi da tennis dell'Università non si farà più e nemmeno l'agognata piscina pubblica. I ritrovamenti archeologici torneranno a dormire sotto una coltre di terra per dare spazio ad un parcheggio (non vedevamo l'ora!!!). Riflettendoci non ha molta fortuna da queste parti di Roma la parola piscina, considerando che anche nel quadrante di Piazza Bologna, a via Como, non è stata realizzata pur essendo prevista nel progetto originario.
Insomma a questo punto è andata. Morto un papa se ne fa un
altro. Che cosa verrà fuori dopo la falegnameria non si sa. L’area è molto
grande e non ci meraviglieremmo se già ci fossero appetiti voraci da sfamare.
Gli unici contenti saranno probabilmente gli abitanti delle case popolari che
da sempre protestavano per l’inquinamento da amianto che proveniva dal tetto della falegnameria. Protesta che non
aveva mai avuto risposte . Come spesso accade, poi le voci si erano spente da sole e i cittadini si erano
tenuti il tetto e il suo inquinamento con qualche impercettibile mugugno.
Che ci sarà dopo la falegnameria? Non osiamo pensarlo ma la
fretta e il decisionismo con cui è stata effettuato lo sgombero è come minimo
sospetto . Comunque staremo a vedere.
Noi siamo qua e riferiremo ai nostri tre lettori.
Domenico Fischetto
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