24 gennaio 2018

Le riflessioni di Pradella.ESSERE DI PARTE E CHI VOTARE (parte seconda)

 
 
 
Ovviamente non darò alcun seguito al mio primo pezzo sulla mia incertezza sul votare o no.
 Siamo legati alla bandiera, qualunque cosa succeda. Io sono ottimista (!) perchè abbiamo degli ideali e speriamo che, sotto la bandiera, sia rimasto qualche cosa, spesso illudendoci .
Ho letto tutto quello che ho trovato sui programmi dei partiti per le prossime elezioni.
Pensavo che dopo la morte delle ideologie - di cui in giro mi sembra ci sia una grande soddisfazione, perchè gli ideali sono troppo scomodi -  , badando al sodo, ciascuno sarebbe stato attento ai programmi.
Se è così e avete cercato di trarne indicazioni, temo che oltre alle sparate da campagna, non abbiate trovato molto (e il poco trovato davvero fumoso) e vi siate affidati alla maglia della squadra del cuore o alla generica inclinazione per un vago centrismo di tipo conservatore-post democristiano (niente di male, ma in pratica l’accettazione di un presente senza voli pindarici)
Personalmente devo ammettere una cosa:
l’unico programma dettagliato e specifico su quasi tutti i capitoli di interesse per il paese, è certamente quello del Movimento delle Stelle.
Di più, in molti casi, propone cose che potrei sottoscrivere con facilità.
Se non fosse per inattuabili coperture di risorse necessarie esorbitanti; per troppi cambi di opinione su capitoli importanti (Europa, Euro, Immigrazione...)che evidenziano l’intento di arrivare al potere seguendo l’onda emotiva della gente, quale sia, e quindi la mancanza di certezze circa il sentire vero del movimento;  per il vizio fondamentale del populismo intrinseco, voterei le Stelle.
Invece l’inclinazione alla astensione si rafforza (parlo delle politiche e non delle regionali).
Riconosco alla Bonino indubbi meriti. E stata chiarissima, persino nel logo: + Europa (ovviamente l’orrendo Salvini ha detto che se non si chiamasse Lega la si potrebbe chiamare + Italia) e persino sulla accoglienza ai migranti (Minniti è Minniti e io sono io).
Sono un europeista quasi viscerale e l’insistenza sull 'Europa mi sembra necessaria. La mia diffidenza nei confronti dei radicali (per le ragioni che ho sempre sostenuto ),  trattandosi della Bonino non ha troppo peso. Pannella (che ho sempre giudicato abbastanza male per le sue tendenze di destra; i radicali per il loro individualismo, sono naturalmente di destra)  la ha giudicata fuori dal movimento. Tutto questo non basta per votarla.
C’è però una ragione importante che rafforza il mio non voto (ho ancora tempo):
Chiunque segua con attenzione anche le vicissitudini della destra, sa che tra il Berlusconi che è andato in Europa (a fare il moderato di centro), i centristi di destra che sono corsi a omaggiarlo e Salvini del “meno Europa possibile” l’accordo è soltanto elettorale.
Appena seduti in Parlamento queste coalizioni si sfalderanno. Forse più a destra che a sinistra. Il negare a gran voce la possibilità di Pd e F.I. insieme (tranne forse per Del Rio) è molto sospetta
Se ho ragione, l’unica maggioranza possibile è quella della convergenza al centro: PD, Centristi di destra diventati di sinistra, Bonino e Tabacci, centristi di destra tornati a casa e Forza Italia.
Trattative lunghe per conquistare posizioni, ma alla fine, benedetta da Mattarella, questa sarà la maggioranza.
Credo poco in una maggioranza di centro sinistra . Anche in questo caso però le cose sarebbero tali per cui il centro (PD) si sposterebbe di poco. Il potere solletica (vedi SPD in Germania) e LeU, a meno che non mi sbagli di grosso, finirebbe di fare maggioranza, sostenendo di avere obbligato Renzi a pendere a sinistra (non ho poi capito bene quale  sinistra).  
 In ogni caso, se ho ragione, il mio timore di morire sotto un regime fascista mi sembra lontano e la volontà di raggiungere Francia e Germania a decidere – forse - le regole del gioco europeo, obbligheranno -  con la spinta della Bonino – a volere + Europa. Ci perderanno i migranti, ma loro, temo, hanno perso in ogni caso.
Così, non ho bisogno di fare compromessi, salvo la mia coscienza e, non votando, non mi devo turare il naso e posso sentirmi immacolato.
Umberto  Pradella 

I commenti in rete

Umberto,
traggo spunto da un articolo di Paolo Di Paolo su La Repubblica di oggi. Cita il Saggio sulla lucidità di José Saramago in cui l'autore immagina che i cittadini di una città senza nome, anziché scegliere l'astensione, votino in massa scheda bianca, lasciando sgomenti e increduli i politici. C'è un'"ombra di antica felicità", il diritto-dovere del voto come espressione di sé, di autostima e persino di felicità, scrive Di Paolo nel suo articolo.

Come forma di totale dissenso la scheda bianca è già meglio dell'astensione in cui rientrano gli indifferenti, gli affaccendati in altre faccende, gli ignoranti che ignorano simboli e partiti. Io penso che nel non votare fai un compromesso con te stesso, con la tua coscienza che non sarà salva se malauguratamente l'esito delle urne dovesse essere infausto anche per il nostro futuro europeo. Personalmente mi sentirei  corresponsabile, perché latitante. E poi immacolato non lo sarai comunque perché, come dici tu stesso, hai la responsabilità di aver contribuito alla creazione del "sistema" quale e di usufruirne tutt'oggi  con il tuo stile di vita. 

Dopo una pausa per ascoltare il TG e 8 1/2, vedo ora la tua mail in cui anche tu citi Saramago. Quindi, concludo. Tra noi, eccetto un esiguo gruppo che pare non aver dubbi, siamo in molti a essere ancora incerti su come votare, ma penso che voteremo tutti. Un voto è pur sempre un voto. Non sarà determinate, ma almeno indicativo. Dovremo scegliere il meno peggio? Quante volte nella nostra vita quotidiana siamo chiamati a operare scelte analoghe non essendo il meglio a portata di mano? Un po' di "leggerezza dell'essere" non nuoce, Umberto!  

Cristina



 
 
 

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