22 gennaio 2018

Le riflessioni di Pradella.ESSERE DI PARTE E CHI VOTARE (parte prima)

E’ vero. Siamo tutti di parte. Tranne quelli che dichiarano di non essere di parte e dei quali diffido. In genere si tratta di persone che perseguono interessi squisitamente  personali di piccolo o grande cabotaggio. 
Ma come siamo di parte? Non credo sia sufficiente schierarsi a priori con questo o con quello, perchè altrimenti ha ragione chi dice che  si bada all’imballo e non al contenuto.
Alla fine c’è la domanda di Fabrizio, che arriva giusto in tempo
 
Partirò da lontano; prima per esclusione, badando alle mie incompatibilità e, In fondo, forse riuscirò a decidere se votare o no  e in caso affermativo per chi votare, cosa per niente facile, per me. Lo è stato per lungo tempo, adesso non più.
Premetto che non ho cambiato idea circa il collasso (secondo me,già iniziato) del sistema capitalistico liberista, cui è approdato l’Occidente, infestando il mondo intero. Continuo a credere che il sistema non sia riformabile e che, nel presente, nessun paese (figuriamoci un  partito) sia in grado di rovesciare il tavolo.
Sulla base di queste convinzioni, la scelta sarebbe soltanto una: astenersi dal voto.
Da qualche tempo, però sono a disagio perchè ho la sensazione che si stia avvicinando un tempo in cui alla discussione e all’aspirazione a una desiderabile empatia e giustizia  sociale, si potrebbe sostituire un credo fascista intollerante e dispotico nel cuore dell’Europa e in Italia.
Non mi riferisco al fascismo come si è storicizzato, ma al “fascismo eterno” come lo chiama Umberto Eco nel suo libretto con questo titolo e rappresenta, per me, il primo disvalore.
Il secondo è il populismo, definito dai  suoi parametri fondamentali: popolo, come entità pre-politica, organica, senza distinzioni, pura e incontaminata. Complotto, per cui qualunque elite è usurpatrice privilegiata e qualunque contaminazione culturale è ostile alle virtù innate del popolo.Indiscussa sovranità popolare (etica) per cui si impone il “rovesciamento” delle elite usurpatrici e l’espulsione di ogni corpo estraneo (immigrati..) che si effettua per mano di un leader legato a filo doppio alla “sua gente”, senza mediazioni, rivoluzionario,  che pretende tutto il potere delle elite defenestrate, conformandosi comunque ai  rapporti  di proprietà e alla stratificazione sociale esistenti.
Ci sono altre caratteristiche tipiche che vedo come “disvalori”: quello che oggi si definisce “sovranismo”, che  declina, in un modo un poco subdolo, la “patria” fascista e la “gente” populista  (una volta si chiamava “isolazionismo)
Fascismo moderno, populismo e sovranismo si intrecciano in vario modo, puntellandosi e rinvigorendosi vicendevolmente.
E’ persino banale, ma preferisco motivare tutto. Se la scelta è di votare, queste mie idiosincrasie tolgono di mezzo un bel po’ di concorrenti:
l’ accozzaglia moderata di Cesa, Fitto e compagnia; la destra cinica, priva di valori e carica di interessi di Berlusconi, la lega populista estrema e la galassia fascista che ruota attorno alla Meloni.
Sembra quindi  che la scelta sia facile, persino obbligata, ma dall’altra parte c’è un tale cumulo di cose che, anche solo rendendo un poco più fine il mio setaccio, mi obbligherebbero a non votare.
C’è  oggi, una emergenza straordinaria; non solo in Italia, ma  in Europa, che mi spaventa.
Intendiamoci: non sono uno di quelli che si rassegnerebbe. Alla mia veneranda età, se il collasso del sistema si concretizzasse in un dominio fascista, andrei in montagna a fare qualche cosa, persino sparare, e questo – c una volta scritto, sarebbe lasciapassare, come minimo, per il confino.
Allora il  non votare si deve confrontare con l’opzione del voto e mi obbliga a continuare il mio ragionamento.
Devo dire che, anche soltanto sulla base dei parametri citati, che mi fanno venire l’orticaria, non potrei votare per il Movimento delle Stelle.
Non cito Roma e nemmeno Torino. Nel primo caso lustri di malgoverno (compresi "i padri nobili" Veltroni e Rutelli) hanno reso impossibile trarre Roma dall’abisso in cui è precipitata. Nemmeno Torino è facile; la spazzatura (tanta) era sotto il tappeto. Il guaio è che i 5stelle non ammettono la difficoltà che li rende impotenti come tutti.
Non è vero che Roma stia migliorando; non può farlo. Ammetterlo senza incolpare una propaganda avversa e impostora, sarebbe onesto. Non farlo significa pretendere una diversità che non c’è.
Il movimento è fascista? Non mi sento di dirlo, ma certamente, molti pentastellati sono di destra e sono passati al movimento perchè hanno pensato che anche la destra avesse fallito (una politica di destra), come hanno pensato i pentastellati provenienti da sinistra (per una politica di sinistra.Questa doppia anima finirà per  provocare lacerazioni dolorose)
La sua natura populista a me sembra evidente: nessuna contaminazione; un capo diventato “Garante”; un popolo, tutto onesto,  cui non servono mediazioni; un panda che non può essere carnivoro.La loro diversità genetica sacra e vera finchè non contaminata.
Sono le pretese di ogni populismo.
Le oscillazioni su Euro e Europa vengono dopo, insieme agli slogan leghisti:“prima gli italiani”. Siamo in campagna elettorale, è vero, ma gli slogan  indicano  i bacini di riferimento  in cui pescare voti. Assomigliano spudoratamente a quelli della lega.
Sono rimasti pochi  come potenziali recettori del mio voto: LeU, PD, Bonino e la destra diventata sinistra
Non so davvero se andrò a votare o no e scrivere mi aiuta in due modi:
Mi aiuta a capire (forse) se deve prevalere l’argine al nuovo fascismo e quindi votare  o se la mia paura sia un fantasma e la presa del potere costringa il fascismo a piegarsi alle leggi della finanza che non ama contrasti eccessivi e preferisce governi docili (anche se temo che Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca e altri vadano bene alla finanza: antidemocratici, ma sicuramente docili).
 
Alla prossima per il seguito
Umberto Pradella

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