Pubblichiamo le linee programmatiche di Liberi e Uguali presentate da Rossella Muroni, braccio destro di Pietro Grasso, all'assemblea nazionale di Liberi e Uguali svoltasi il 7 gennaio 2018 e votata all'unanimità, tranne un voto astenuto .
L'assemblea al momento del voto dei delegati
Buongiorno a tutti! il 3 dicembre mi avete invitato a
portare la mia esperienza di vent’anni di Legambiente e a raccontarvi la Green
Society, i progetti di riconversione ecologica, il modo in cui difendiamo la
bellezza della nostra Paese.
Quel
giorno ho respirato un grande entusiasmo, mi sono sentita a casa.
Nel frattempo Pietro Grasso mi ha convinta ad impegnarmi in
prima persona in Liberi e Uguali. Lui, come me e voi, è convinto che
questa sia l’unica proposta politica in grado di riaccendere la speranza in un
Paese stanco e arrabbiato, illuso da tante promesse infrante e impaurito da chi
usa la pelle delle persone per qualche voto in più.
Da quel giorno ho sentito forte l’affetto delle tante
persone che insieme a noi vogliono cambiare l’Italia: suscitiamo una grande aspettativa
in centinaia di migliaia di cittadini ed abbiamo una grande responsabilità.
Ce ne sono tantissimi la fuori, aspettano noi per sentirsi parte di un progetto
che metta al centro la dignità delle
persone . La nostra responsabilità è quella di
raggiungerli, ascoltarli, fargli conoscere le nostre proposte, convincerle a
tornare a votare, e a farlo per Liberi e Uguali. Ma soprattutto noi
abbiamo la responsabilità di non deluderli.
La nostra sarà una campagna elettorale fatta tra la gente.
Porteremo entusiasmo e passione, raccontando l’Italia dimenticata ma anche
quella che ha già trovato in sé le soluzioni per rimettersi in piedi: un’Italia
fatta di cooperative, di produzioni pulite, di esperienze di accoglienza, di
gestione dei beni comuni e di volontariato attivo.
Sogniamo un Paese diverso e migliore di quello che
propongono i nostri avversari. Sappiamo come costruirlo. Un’Italia declinata al
maschile e al femminile, senza distinzioni. Un’Italia solidale, accogliente, verde,
europeista.
La nostra è una scelta chiaramente europeista ma occorre
superare la dimensione intergovernativa, dare maggiore ruolo al Parlamento
europeo, che elegga un vero governo dell’Europa e dei cittadini europei. Basta
con l’Europa che detta i doveri e non garantisce i diritti: Occorre una svolta
nelle politiche economiche europee, una riforma dei trattati. Basta austerity.
Solo così i cittadini si sentiranno europei e in una casa comune fatta di
opportunità e diritti.
Per me è una grandissima emozione essere qui con voi e un
grande onore aprire l’Assemblea con la quale indicheremo la strada che vogliamo
intraprendere, il percorso che vogliamo seguire.
A tutti noi raccomando di continuare ad essere aperti: ci
dicono che siamo un cartello elettorale, una cosa rossa, una sommatoria. Noi
sappiamo quello che siamo: un laboratorio politico, un luogo aperto ai percorsi
civici e progressisti che in questi mesi hanno cercato una sintesi a sinistra,
una risposta ai delusi e a coloro che non hanno più voglia di votare, un
antidoto potente alla deriva fascista e razzista che percorre il Paese e
l’Europa.
Noi siamo resistenti e partigiani ma siamo anche resilienti
e coraggiosi: lo cambieremo questo paese!
Guardiamoci intorno. Cambiamenti climatici globali, milioni
di persone che fuggono dalle guerre e dalla povertà, nuove economie che
rappresentano opportunità da cogliere e rischi da contrastare.
C’è bisogno di noi, c’è bisogno di politica, una politica pulita,
onesta, concreta, partecipata. Siamo qui per questo.
Discuteremo delle linee programmatiche e illustreremo i
criteri cui ci si dovrà attenere nelle assemblee territoriali che si
svolgeranno nei prossimi giorni in tutta Italia per definire le rose dei
candidati in ciascuna circoscrizione e collegio.
Il programma di Liberi e Uguali nasce dalle assemblee del
16 e 17 dicembre; quei documenti sono stati sistematizzati da un gruppo di
lavoro - che voglio ringraziare - e compongono le linee programmatiche principali,
per indicare la strada, per tracciare la nostra identità.
In un’Italia in cui
nessuno più scrive programmi politici e in cui le promesse elettorali sono
state puntualmente tradite, noi vogliamo partire da un programma di governo
credibile, attento ai conti e radicale
nelle proposte, capace di liberare le energie compresse
del nostro Paese al fine di ridurre drasticamente le disuguaglianze che ci
stanno dilaniando.
Al
centro il dettato costituzionale e un’economia che funzioni davvero per tutti, due
elementi che ci impongono scelte diverse, che vadano nella chiara direzione
della redistribuzione della ricchezza e del sostegno ai
redditi da lavoro.
Siamo per una distribuzione più equa del carico fiscale,
anche attraverso una migliore progressività dell’imposta che chieda un
contributo più elevato alle persone con più redditi e patrimoni (il contrario
dell’imposta piatta, flat tax), per una riforma delle aliquote
Irpef che vada a beneficio di chi guadagna fino a 35mila euro all’anno, e per
una lotta senza tregua all’evasione
fiscale a favore di chi le tassa le paga fino all’ultimo centesimo.
Non mille leggi e progetti, riforme annunciate ed imposte
senza verificarne le effettive conseguenze ma progetti che servono, scritti
bene, da fare meglio. Un lavoro ben fatto. La politica che ritrova
il suo ruolo di servizio a favore dei cittadini.
Scuola
e ricerca: la prima cosa.
Da anni siamo collocati agli ultimi posti in Europa per
investimenti nel settore. Eppure, tra mille difficoltà, la scuola ha saputo
affrontare sfide enormi, come quella dell’inclusione.
Dobbiamo cambiare l’approccio alla cosiddetta “Buona
scuola” e ripartire da una scuola che si fa comunità educante, che si dà
l’obiettivo fondamentale di contrastare la dispersione scolastica e di creare
condizioni di uguaglianza sostanziale. Una scuola ancorata ai principi
costituzionali, rendendola realmente gratuita, riqualificando e ampliando il
“tempo scuola”, rendendo universale la scuola dell’infanzia. Solo
una scuola felice e piena di dignità può essere buona.
Chiunque, come me, abbia dei bambini sa che la scuola
svolge un ruolo strategico nella vita delle famiglie. Una scuola che funzioni
davvero, dove gli insegnanti siano persone fiere del loro lavoro e
restituiscano ai nostri figli il meglio di loro stessi. Una scuola povera,
senza mezzi, con insegnanti mortificati costruisce - al di là del valore dei
singoli - una società frantumata e rancorosa in cui la lotta tra poveri inizia
tra i banchi di scuola perchè non tutti possono permettersi di pagare le
attività sportive, culturali, ricreative, la mensa, i materiali didattici.
La disuguaglianza e la lotta ai poveri - invece che alla povertà - in
Italia te la insegnano da piccolo. Il bimbo straniero che supera tuo figlio
nella graduatoria dell’asilo nido diventa tuo nemico.
Cosa
c’è di buono in una scuola così?
E’ necessario riconoscere la dignità e il valore della
funzione degli insegnanti, stabilizzando i precari attraverso un piano
pluriennale, dando risposte a chi (vittima di un algoritmo impazzito) ha subito
una mobilità inutile e dannosa, adeguando gli stipendi di docenti e personale
Ata agli standard europei.
L’alternanza scuola-lavoro è da rivedere completamente,
dando agli studenti strumenti per comprendere il mondo del lavoro e portarvi
elementi di innovazione, spirito critico, autonomia intellettuale.
I ragazzi e le ragazze che si sono ribellati a quello che è
stato loro imposto non sono sfaticati ribelli ma giustamente pretendono una
proposta utile e seria. Dobbiamo ascoltarli, perché capiscono del loro
futuro più di quelli che glielo scrivono.
Serve un piano per
l’edilizia scolastica in linea con il progetto di conversione ecologica. Quello italiano
può definirsi un patrimonio edilizio scolastico storico come ormai storici sono
i problemi che lo caratterizzano: oltre il 60% degli edifici, infatti, è stato
costruito prima del 1976 e spesso necessita di interventi di manutenzione
urgenti. Inoltre, risulta ancora carente rispetto alle norme di sicurezza,
mancando spesso l’adeguamento alla normativa sismica. Analizzando le linee di
finanziamento degli ultimi quattro anni - uno dei fiore all’occhiello del
programma Renzi-Gentiloni - vediamo che solo il 3,5% degli interventi ha riguardato
l’adeguamento sismico delle aree a rischio (532 interventi per 15.055 edifici),
con una tempistica tale da permettere il raggiungimento dell’obiettivo
sicurezza in quelle aree solo tra 113 anni. Se volete traduco: i nostri figli
non sono al sicuro!
Nel corso dell’ultimo decennio si è assistito al continuo
sotto-finanziamento del sistema universitario e della ricerca pubblica,
accompagnato dal crollo delle immatricolazioni: l’Università diventa sempre di
più un club per pochi. Contestualmente,
gli enti pubblici di ricerca hanno subito una razionalizzazione selvaggia,
un’esplosione del precariato in spregio all’utilità strategica di molti
istituti. È irrinunciabile un investimento sulla progressiva gratuità
dell’accesso, sul diritto allo studio, sul superamento del numero chiuso, sulla
qualità dell’insegnamento, sulla valorizzazione di professori e ricercatori,
sulla valutazione seria della ricerca: strumenti strutturali per la
ricostruzione di un sistema universitario e della ricerca pubblica all’avanguardia
e diffuso lungo tutta la penisola.
Il
nostro grande piano verde
Nella grande transizione che abbiamo di fronte, fatta di
cambiamenti climatici, robot, nuove disuguaglianze e flussi migratori, dobbiamo
di nuovo rendere l’Italia un luogo di capace di anticipare e accelerare le
trasformazioni.
Il settore strategico, capace di intervenire su tutte le
dimensioni della transizione, è la conversione ecologica dell’economia.
E’
il nostro Green New Deal, un piano coordinato di interventi che
apra la strada alle potenzialità della nostra imprenditoria migliore, oggi
ancora soffocata da norme inadeguate e che garantisca un forte saldo attivo sul
piano occupazionale con lavoratori orgogliosi di partecipare al miglioramento
del nostro mondo. Non un settore, ma la sfida enorme,
assieme alle altre grandi nazioni che hanno scelto questa strada, di creare una
nuova prospettiva di sviluppo sostenibile finanziando investimenti in energia
pulita e rinnovabile, rigenerando le nostre città attraverso l’efficienza
energetica che produce risparmi reali per tutti muovendo nella direzione di
un’economia circolare che superi discariche e inceneritori e che ci porti fuori
dal medioevo della gestione dei rifiuti, scartando la logica delle grandi opere
per dedicarci alla riqualificazione e messa in sicurezza del territorio. Tra le
leve da introdurre vi è sicuramente la razionalizzazione delle imposte
sull’energia con la carbon tax.
Un piano capace di liberarci dal vincolo energetico che
crea relazioni internazionali pericolose e che può consentirci di mitigare gli
effetti dei cambiamenti climatici anche in quei luoghi del mondo dove hanno
conseguenze devastanti.
Un'Italia
capace di marciare senza le fonti fossili. Un'Italia che viaggia a trazione
rinnovabile e grazie all'efficienza energetica. Un0Italia che contrasta il
consumo del suolo con un’azione di governo che parli anche di riqualificazione
e messa in sicurezza del territorio.
Non è una
chimera, ma un futuro prossimo possibile e auspicabile.
Basta
partire con il piede giusto, mettere in campo un piano clima ed energia che porti nel 2030 a un
paese Carbon-free.
Un piano
capace di ridurre la CO2 e di creare nuova occupazione. In linea con la
Strategia energetica nazionale, ma con target più ambiziosi ed obiettivi al
2030 coerenti con l'Accordo di Parigi. Uno sviluppo più spinto ma rispettoso
del territorio e del paesaggio che punti sulle fonti rinnovabili e
sull'efficienza energetica sia nel vettore elettrico che in quello termico,
raggiungendo così risultati ben più significativi in termini di risparmio di
combustibili - così si fermano le guerre del petrolio! - con un conseguente risparmio di risorse pari a 5,5 Mld
di euro all'anno, oltre a un aumento dei posti di lavoro nei settori emergenti
dell'energia e dell'innovazione tecnologica pari a 2,7 milioni, tra permanenti
e temporanei.
Fonti
rinnovabili ed efficienza energetica come chiave con cui ripensare i settori
dell'edilizia, dei trasporti, dell'industria e dell'agricoltura. Per questo
abbiamo bisogno di un deciso cambio di passo della politica.
L'Italia ha
tutto l'interesse a essere in prima linea nella sfida della sostenibilità, con
vantaggio per le imprese e per i cittadini. Grazie alle tecnologie già
disponibili possiamo immaginare un futuro senza fossili.
La decarbonizzazione non è solo l'unica
strada possibile per combattere i cambiamenti climatici, ma è anche una grande
opportunità di modernizzazione e sviluppo del paese.
Impegnarsi per il benessere animale assieme all’ampliamento
e il rilancio del sistema dei parchi e delle aree naturali protette, significa
investire nelle vere migliori risorse a tutela del nostro territorio che già
oggi difendono la biodiversità e creano reddito, occupazione, vita migliore e
più felice.
Un’economia
civile che possa essere la leva di un cambiamento profondo per uscire dalla crisi creando valore e lavoro;
costruendo un nuovo mercato ecologico, giusto e condiviso; rilanciando la
partecipazione dei cittadini; promuovendo nuovi percorsi e nuovi spazi di democrazia.
Una nuova economia capace di superare
l’odierna organizzazione dei mercati e la dicotomia “profit- non
profit”, dunque aperta al ruolo fondamentale della
cittadinanza attiva e delle imprese responsabili.
- Me la consentite una battuta sui sacchetti
biodegradabili? Era un’occasione facilissima per attuare un altro passo avanti
verso la salvaguardia del nostro ambiente e la consapevolezza dei cittadini. E
invece, per l’incompetenza del Governo - che bastava ci lasciasse portare una
retina da casa - abbiamo assistito a 3 giorni di guerriglia violenta sui social
media con rabbia e accuse che rappresentano una linfa velenosa per la tenuta
della comunità che siamo. Ecco, questo è un esempio delle sciocchezze che ci
impegniamo ad evitare. -
Il
lavoro. Quello buono.
Il ricatto della precarietà ha
minato dalle fondamenta un’idea di società in cui ciascun individuo possa
sentirsi realizzato, esponendo i lavoratori a un mercato sempre più feroce e
portando i salari a livelli tanto bassi da essere nocivi per la stessa crescita
dell’economia.
Dobbiamo cancellare
il
Jobs Act e la giungla di forme contrattuali precarie che alimentano il
peggiore sfruttamento, introducendo come forma prevalente il contratto a tempo
indeterminato, che preveda tutele crescenti articolate in tre diverse fasi del
percorso di formazione e stabilizzazione del lavoratore. Un periodo di prova,
della durata massima di tre mesi, un periodo di allineamento professionale e
infine, entro tre anni dall'attivazione, la fase di stabilizzazione a seguito
della quale il recesso potrà avvenire solo in caso di giusta causa e
giustificato motivo, con l’applicazione delle tutele piene in caso di
licenziamento illegittimo.
Ogni forma contrattuale precaria residuale deve essere più costosa per
l’impresa rispetto al lavoro stabile. Tutto ciò consente anche la
reintroduzione delle tutele eliminate dal Jobs Act.
Tutto questo, però, non fermerà la quarta rivoluzione industriale dove
le intelligenze artificiali spazzeranno via interi settori professionali.
Conoscere e capire le nuove frontiere e le potenzialità dell’information
technology servirà a gestire questo passaggio epocale e trasformare molte delle
minacce in nuove opportunità.
Ma soprattutto vogliamo creare nuovo lavoro,
impegnandoci a rimuovere gli ostacoli di ordine economico e
sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini,
impediscono il pieno sviluppo della persona umana e
l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica,
economica e sociale del Paese.
- E’ bello vero? Lo conoscete tutti è l’articolo tre della
nostra Costituzione. Quello su cui si fonda il nostro progetto politico.
Puntare al “pieno sviluppo della persona umana” è la più grande ambizione che
possiamo avere. E’ così moderno, così visionario, così concreto. E’ davvero il
nostro faro. -
Quelle due parole, “di fatto” ci sono perché le ha fatte
inserire Teresa Mattei durante i lavori della Costituente, indicando una reale
ed effettiva parità tra generi che deve realizzarsi anche nei salari.
Il
welfare per tutte e per tutti
Un
welfare efficace è un welfare universale. Il reddito di inclusione deve
diventare uno strumento reale e concreto, universale, di contrasto alla povertà
assoluta e che supplisca alla discontinuità lavorativa.
Abbiamo bisogno di una rete capillare di servizi per
l’infanzia (non bonus bebè, ma asili nido), di generalizzare il tempo pieno
nella scuola dell’obbligo, di investire, a prescindere dal genere, sulla
conciliazione tra lavoro e vita familiare.
Dobbiamo adottare un piano sociosanitario per la non
autosufficienza incentrato sulla domiciliarietà, e definire un piano integrato
d’interventi a favore delle persone con disabilità, che ne favorisca la vita
indipendente. Le politiche per la casa devono passare dall’incentivo alla
proprietà a quello degli affitti a beneficio dei giovani: disponiamo di un
enorme patrimonio immobiliare abbandonato sul quale investire.
La
sanità. Pubblica.
Un numero crescente di persone non riesce ad avere accesso
alle cure, a causa di costi sempre più elevati, liste d’attesa sempre più
lunghe, mancanza di servizi di prossimità. Dobbiamo rovesciare il sistema
puntando sulla prevenzione. Ossia sulla riduzione dei fattori di rischio legati
all’ambiente di vita e di lavoro ma, soprattutto, sulla reale accessibilità
alle analisi preventive perché solo in questo modo si possono scoprire i
problemi prima che diventino gravi.
Un esame può salvare una vita ma servono soldi per
poterselo permettere. Se vogliamo abbattere i costi della sanità questo è il
migliore sistema per agire. - Siamo contro gli sprechi, si. Di vite umane. -
L’uguaglianza
nei diritti
L'uguaglianza non ammette distinzioni, perché non parliamo
di una concessione della politica, ma del riconoscimento di diritti da rendere
esigibili. Abbiamo la necessità di riformare nel suo complesso il diritto di
famiglia, che deve essere declinato al plurale, parlando di “famiglie” e
includendo anche quelle di fatto e ogni altra forma di legame familiare. Il
matrimonio deve essere un istituto unico, accessibile a tutte e tutti con il
pieno ed eguale riconoscimento di tutti i legami affettivi, compresi quelli
delle coppie LGBT, una parità dei diritti anche sul piano della genitorialità.
Sono necessari progetti formativi anche scolastici, efficaci sull’educazione
affettiva, sessuale e alle differenze, con un approccio critico alle relazioni
di potere fra i generi. Dobbiamo introdurre misure efficaci dal punto di vista
normativo per inasprire le pene e renderle efficaci per chi commette violenze
con l’aggravante della discriminazione.
E’ necessaria un’azione determinata e continua di contrasto
al femminicidio, alla violenza e ad ogni forma di sopraffazione. Un contrasto
che passa anche da un piano straordinario per l’occupazione femminile che renda
le donne libere di scegliere e fiduciose nel proprio futuro. Per fare questo
abbiamo bisogno di una maggiore presenza femminile nella politica, nel mondo
economico, nelle professioni.
Sulle politiche di accoglienza è aperta una faglia in tutta
Europa. Dobbiamo rigettare accordi con Paesi in cui non siano garantiti i
diritti umani, promuovere reali occasioni di sviluppo nei Paesi di provenienza
e non permettere che si continui a depredarli.
Dobbiamo
gestire le migrazioni con razionalità, abolendo la Bossi-Fini, introducendo un
permesso di ricerca lavoro e meccanismi di ingresso regolari, promuovendo la
nascita di un unico sistema di asilo europeo che superi il criterio del paese
di primo accesso e che comprenda canali umanitari e missioni di salvataggio.
25 sono i morti nel Mediterraneo nella
notte della Befana: si sommano ai
3081 del 2017
5096 del 2016
3771 del 2015
3538 del 2014
15.511 esseri umani: per questo appare tanto più odioso
l’attacco indiscriminato rivolto alle Ong e in generale al mondo delle
associazioni e del volontariato che in questi anni hanno garantito sicurezza e
accoglienza a migliaia di disperati.
Dobbiamo costruire un sistema di accoglienza rigoroso,
diffuso e integrato, sulla base del modello Sprar, superando la gestione
straordinaria che troppi scandali e distorsioni ha generato in questi anni,
stroncando ogni forma di speculazione.
Con la stessa forza va affermato che riconoscere la cittadinanza
italiana a chi nasce in Italia da genitori stranieri, o è arrivato in Italia da
piccolo e ha completato almeno un ciclo di studi, non è un atto di solidarietà,
ma un gesto di civiltà verso chi nei fatti è già italiano.
Con
la cultura si vive
L’Italia è cultura, il made in Italy è cultura, la nostra
storia e tradizioni sono cultura, la nostra quotidianità è cultura. Una
valorizzazione moderna che tuteli pienamente e insieme promuova è la sfida che
ci pone il nostro tempo.
Serve una strategia che abbiamo perso: riguarda le
biblioteche che devono tornare ad essere centri di aggregazione e scoperta, il
sistema dei musei che si devono riempire di narrazione e visitatori, il
patrimonio artistico e archeologico la cui gestione faccia tesoro delle
migliori iniziative che vengono dalla società introducendo pratiche di
co-gestione che coinvolgano le comunità locali, che tendano a socializzare i
benefici e a creare valore condiviso.
Un percorso di valorizzazione che si estenda alle periferie
- anche grazie ad esperienze di cittadinanza attiva ed autorganizzata - alle
zone degradate e alle aree interne del nostro Paese per nutrire un turismo di
qualità che restituisce benessere, identità e bellezza a chi lo offre e a chi
lo riceve.
Questo è il frutto del lavoro che tutti insieme abbiamo
fatto fino a qui. Figlio di tante anime che, come mi dicevano gli amici di Pisa
due giorni fa, stanno lavorando per segnare un percorso comune e aperto che
guarda al futuro. Un cammino che oggi condividiamo tra di noi ma domani
vogliamo lo sia con il resto dell’Italia. Questa di oggi è una tappa. Per
andare avanti abbiamo bisogno della vostra partecipazione, delle vostre idee,
di un onesto e appassionato confronto democratico. Discuteremo insieme e alla
fine di questa Assemblea avremo delle proposte da portare in ogni piazza, in
ogni casa, in ogni mente e cuore da conquistare con la bellezza e il valore del
nostro impegno.
LA
CAMPAGNA ELETTORALE
La nostra sarà una campagna elettorale in velocità e con
pochi mezzi. Parleremo ai giovani e lo faremo sui social certo ma soprattutto
andandoli ad incontrare nelle piazze e nei luoghi che riempiono la loro vita.
Lo avete visto: il nostro primo slogan lo abbiamo preso da Corbyn. Ci piaceva
l’idea di collegarci ad un’esperienza che come noi stiamo provando a fare, è
riuscita a innestare i valori della sinistra con nuove e moderne culture:
l’ecologismo, l’economia civile, i nuovi diritti.
PER I MOLTI E NON PER I POCHI. Questo è il
nostro primo slogan e
parlerà del fatto che noi rispondiamo ai bisogni, ai sogni,
alle aspirazioni della maggioranza del Paese. Ha ragione Piero: NOI SIAMO LA
MAGGIORANZA! e allora portiamola a votare questa maggioranza e a votare per
noi!
PER ESSERE TUTTE E TUTTI LIBERI ED
UGUALI!!!!
CRITERI
DELLE CANDIDATURE
Per ottenere questi risultati dobbiamo portare in
Parlamento le donne e gli uomini migliori. Per questo vogliamo darci dei
criteri e continuare quel percorso democratico che ha già preso vita sui
territori.
Ai fini della
più ampia partecipazione e del rinnovamento della politica, Liberi e Uguali nei
giorni 8 e 9 gennaio organizza assemblee aperte ai cittadini per la selezione
delle candidature al Parlamento nazionale per le elezioni politiche del 2018.
Le assemblee saranno presiedute da un rappresentante per ciascun movimento
fondatore e da un rappresentante del coordinamento organizzativo nazionale.
Sarà compito della presidenza assicurare un regolare svolgimento dell’assemblea;
compito del rappresentante, insieme alla presidenza, trasmettere le rose
nominative di candidature senza indicazioni di graduatoria.
Le rose
dovranno ispirarsi ai criteri generali per la formazione delle liste di Liberi
e Uguali:
a.
essere aperte,
rappresentative dell’articolazione sociale e culturale del
Paese;
b.
promuovere
nell’equilibrio di genere le competenze di donne e di uomini;
c.
garantire il
pluralismo politico e culturale che anima la formazione di
LeU;
d.
valorizzare il ruolo
dei territori nel rispetto del carattere nazionale di LeU;
Possono essere
inseriti nelle rose di candidatura le cittadine e i cittadini in possesso dei
requisiti di candidabilitá previsti dalla legge e che si dichiarino elettrici e
elettori di Liberi e Uguali.
Non possono
essere candidati:
a.
coloro che ricoprono
incarichi elettivi incompatibili col mandato
parlamentare,
salvo limitate e motivate eccezioni;
b.
coloro che hanno
ricoperto la carica di parlamentare nazionale
per la durata
di due legislature complete, salvo un numero limitato e motivato di deroghe;
Non possono
essere candidati ad ogni tipo di elezione coloro nei cui confronti, al momento
della selezione delle candidature e fino all’accettazione della stessa, sia
stato emesso:
-
per reati di mafia,
terrorismo, criminalità organizzata, contro la libertà personale e individuale:
a.
decreto che dispone
il giudizio;
b.
misura cautelare
personale confermata in sede di impugnazione;
c.
misure di
prevenzione personali o patrimoniali, ancorché non definitive, previste dal
Codice antimafia;
d.
sentenza di
condanna, ancorché non definitiva, o di applicazione della pena su richiesta
delle parti ai sensi dell’art.
444 C.P.P.
-
per delitti per cui
sia previsto l’arresto obbligatorio in flagranza; delitti contro l’incolumità
pubblica Capo I e II; delitti contro l’ambiente; delitti contro la libertà
sessuale; peculato, concussione, corruzione in tutte le forme previste:
a. sentenza di condanna, ancorché non definitiva, o di
applicazione della pena su richiesta delle parti ai sensi dell’art. 444 C.P.P.
Le condizioni
ostative alla candidatura vengono meno in caso di sentenza di proscioglimento o
di intervenuta riabilitazione. Ove tali condizioni dovessero sopravvenire, gli
eletti si impegnano a rassegnare le dimissioni.
Verrà
istituito un Comitato di Garanzia che valuterà gli elementi di cui sopra e si
esprimerà sui casi controversi e non previsti dai precedenti commi, per
valutare, sulla base di fatti, circostanze e comportamenti, l’ammissione della
candidatura nelle liste di Liberi e Uguali.
All’atto della
presentazione della documentazione per la candidatura si dovrà sottoscrivere
un’autocertificazione sulla propria posizione rispetto ad eventuali precedenti
o pendenze penali, per la valutazione del Comitato sulla gravità o tenuità del
fatto e del danno.
Nel comporre
le liste, per perseguire quanto previsto nel primo capoverso, si metteranno in
atto un numero limitato di pluricandidature.
Le liste
saranno approvate dalla presidenza dell’assemblea entro il 22 gennaio, tenendo
conto delle rose di candidature emerse dalle assemblee regionali di Liberi e
Uguali.
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