Sommario
È in via di completamento un nuovo impianto di produzione di energia da rifiuti organici (termovalorizzatore) che sarà una meraviglia sul piano ingegneristico per le tecnologie d’avanguardia impiegate ma anche uno dei più straordinari edifici mai costruiti nel mondo. Frutto di una progettazione visionaria e di una coraggiosa scelta amministrativa di 5 delle municipalità di Copenaghen.
Di questo termovalorizzatore nel quartiere non più periferico di Amager Bakke, al di là del canale sul quale si affaccia “la Sirenetta” (distante 2km) si parlerà negli anni a venire. Ma, intanto, si possono fare alcune positive considerazioni su:
  • il coraggio di una municipalità di confrontarsi col problema dello smaltimento dei rifiuti in un’area urbana in via di forte riqualificazione, vicina al centro storico della capitale della Danimarca e in un sito di grande interesse paesaggistico. Senza farsi condizionare da dubbi e posizioni contrarie “a prescindere”, presenti dappertutto;
  • l’ambizione strategica della decisione: rifare dopo 45 anni il vecchio impianto non solo con l’impiego delle migliori tecnologie disponibili (BAT) per stare entro i limiti normativi, ma impegnarsi nella…
  • …ricerca di soluzioni del tutto nuove, non accontentandosi delle BAT ma accettando il rischio di soluzioni non testate. Definendo specifiche per avanzate tecnologie di processo basate ragionevolmente sulle migliori conoscenze scientifiche, i migliori materiali, le migliori competenze industriali per progettarle e metterle a punto;
  • la straordinaria capacità di pensare fuori da ogni schema di riferimento esistente e di inventare funzioni d’uso aggiuntive ed inusuali per un termovalorizzatore: usare la sua copertura per farne una pista da sci alpino!

I fatti
È entrato in funzione nel 2017 il nuovo termovalorizzatore di Copenaghen commissionato dalla municipalità ma progettato con un coinvolgimento determinante dei suoi uffici tecnici che hanno definito le specifiche di committenza attraverso un dialogo serrato con centri di ricerca, progettisti di parti fondamentali del processo, come, ad es. la Babcock&Wilcox, fondata nel 1876, leader mondiale nei servizi energetici e ambientali. Un dialogo, senza reverenze, basato non solo sul potere del cliente ma su quello della conoscenza.
Le specifiche date ai costruttori contenevano requisiti tecnici (efficienza energetica, valori termo-energetici, emissioni, …) e requisiti sociali (flussi di traffico, funzionalità aggiuntive, fruibilità, …).
L’impianto per la trasformazione di rifiuti in energia di Copenhill, è entrato in funzione nel 2017 e sarà non solo uno dei più grandi ed efficienti dal punto di vista ambientale ma uno dei più belli del mondo capace, si spera, di far superare la sindrome NIMBY. Rendendo possibile avere impianti indispensabili come questi in ogni aggregato urbano a ridosso di giardini privati, i BackYard, appunto!
L’impianto tratterà 400.000 tonnellate di rifiuti all’anno, prodotti da 700.000 privati e 46.000 tra uffici ed aziende.
Fornirà energia elettrica a 62.000 abitazioni e riscaldamento a 120.000 abitazioni. Si recuperenno 100.000 ton./anno di ceneri da usare nella pavimentazione stradale e più di 10.000 ton. di metalli.
Amager bakke.jpg
La sfida in questo come in altri casi del genere è quella di estrarre il massimo di energia dal materiale che viene bruciato e, allo stesso tempo, ridurre le emissioni nell’aria di inquinanti. La parte più innovativa dell’impianto riguarda proprio gli inquinanti. Gli specialisti della municipalità, i centri di ricerca e le aziende hanno lavorato con l’ambizione di farne un progetto esemplare ed una vetrina della capacità progettuale ed industriale della Danimarca.
È un caso classico della trasformazione dei vincoli in opportunità come si insegna nei corsi di management, ma una cosa è parlarne un’altra è realizzarli quando mancano i soldi e, soprattutto, le tecnologie abilitanti.
Copenaghen ha avuto un incredibile coraggio a decidere su questo progetto.
La soluzione meno rischiosa sarebbe stata collocarlo un po’ più lontano dall’attuale sito, dove le eventuali disfunzione di una tecnologia non testata avrebbero avuto minore visibilità e disagio oggettivo.
Ma hanno voluto rischiare e creare una “vetrina” del si possono fare cose che superano i limiti esistenti. Scelta coraggiosa di cui va dato atto e di cui esser grati poiché è una lezione non solo utile per i danesi ma per tutte le persone che vivono con disagio la predominante cultura del non scegliere per timore dei rischi ambientali. Una decisione complessa presa non da un singolo illuminato ma da 5 dei municipi che formano la città di Copenaghen.
L’impianto è a ridosso dell’aeroporto, uno dei più affollati d’Europa, dista 2 km dalla Sirenetta, 5 dal municipio della Capitale ed è visibile da ogni quartiere.
Non è quindi solo un semplice impianto industriale, ma per dimensioni e rilevanza simbolica, un nuovo landmark di Copenaghen.
L’edificio, alto più di 120 metri, è un costrutto umano stupefacente non tanto per le dimensioni ragguardevoli ma per l’ingegnoso e originale uso secondario dell’impianto di termovalorizzazione suggerito dalla genialità dell’architetto danese Bjarke Ingels: una pista di discesa che permetterà agli abitanti di sciare senza lasciare la capitale e incentiverà sicuramente altre iniziative sostenibili, in Danimarca e nel mondo.
Essendo uno dei più geniali edifici costruiti, se ne parlerà per bel po’, specialmente quando alla fine di questo anno entrerà in funzione la pista da sci.