1 gennaio 2018

Messaggio augurale del Comitato NO alla privatizzazione dell' ATAC


Fuochi d'artificio all'arrivo del nuovo anno al Circo Massimo ( foto Fischetto )


1 Gennaio 2018
Messaggio augurale del Comitato No alla Privatizzazione di Atac e a difesa dei beni comuni pubblici.
Car* compagn* e car*collegh*
Sappiamo bene che per l’Atac il 2018 sarà un anno irto di incognite.
Mi rivolgo a quant* nella nostra azienda hanno fatto sempre il proprio lavoro onestamente e professionalmente, magari litigando con altri collegh*per fare in modo di produrre un servizio di trasporto degno di questo nome. A quanti, anche nei propri ambiti di riferimento politico o sindacale hanno portato avanti battaglie controcorrente meritandosi le etichette di rompiscatole o uccelli del malaugurio. Oggi purtroppo, noi infima minoranza, possiamo affermare con assoluta certezza che avevamo ragione a diffidare di comportamenti contraddittori, non trasparenti e agli antipodi di una normale logica di servizio di trasporto per una grande comunità come quella romana. Ma forse se impariamo a riconoscerci e a rispettarci potremmo scoprire di non essere proprio una minoranza. La situazione di Atac è il risultato di un piano ben preordinato di scelte gestionali, politiche e sindacali scellerate: ruberie, clientelismo politico, incompetenze manageriali, tagli alle necessarie risorse.
Di tutto e di più, incluso Mafia Capitale e Parentopoli, per servire su di un piatto di argento non solo Atac ma un esausto servizio pubblico del trasporto nelle mani di operatori nazionali ed europei concorrenti che grazie alle loro sponde politiche e sindacali in tutti questi anni hanno imbastito una regia di delegittimazione dell’azienda e soprattutto del profilo dell’autoferrotranviere con la complicità calunniatrice dei mass media. I disservizi di cui noi siamo consapevoli, sono il prodotto di una lunga filiera di responsabilità istituzionali locali e gestionali. Non c’è discussione, Governo, Regione e le passate gestioni del Comune di Roma sono i principali responsabili. I Radicali Italiani hanno avuto buon gioco a strumentalizzarne le difficoltà insieme al PD che ne è in gran parte artefice. Hanno raccolto le firme necessarie per far esprimere i cittadini sul referendum che vuole privatizzare il servizio. La Giunta Raggi dovrà esprimersi sul celebrare o meno il referendum contro Atac.
Comunque sia, sappiate che il piano di risanamento presentato nelle procedure di concordato fallimentare, quand’anche fosse accettato dai grandi creditori, avrà una gestione in perenne pericolo di destabilizzazione qualora le tante variabili che compongono il Piano Industriale a garanzia, per cause anche “esterne” non fossero pienamente rispettate.
E’ una situazione in cui il protrarsi di una assenza di interventi seri, per completare linee metro e tram, per arginare il traffico privato di auto e merci a favore del tpl a Roma, o di risorse dal FNT da parte del Governo o dalla Regione per una corretta gestione del pendolarismo dato dalle 8 FR e concesse, può far implodere un già debole percorso di risanamento prodotto essenzialmente dalla “nostra” forza lavoro e da nostri ulteriori sacrifici, oltrechè dalla sopportazione dei disservizi da parte dell’utenza ormai stremata.
Fatto è che il M5S ha scelto di imporci un “Patto leonino” con scarsissimi spazi di riuscita, a partire dal non voler ricapitalizzare e non riconoscere i “propri” debiti verso Atac. Con uno strumento “scelto per la bisogna” in quanto utile per mettere all’angolo sindacati e opposizioni e per garantirsi margini di manovra finanziaria nel bilancio comunale. Al momento non è pervenuta alcuna reattività sugli impegni politici e civili, tanto declamati nei loro Vaffa Day o al chiuso dei loro MiTap, ma abbiamo ricevuto, tanta subalternità ai diktat neoliberisti del decreto Madia e alle direttive europee che vogliono privati, concorrenza e svalorizzazione del lavoro.
Nella nostra categoria molti hanno sostenuto il M5S, credendo in ciò che avevano propagandato in campagna elettorale e non solo in Atac ma in tutte le Partecipate e avranno di che riflettere vedendo che i benefit del management responsabile dello sfascio rimangono intangibili. Potevano, fin dall’inizio della legislatura, essere adottate diverse e più ragionevoli soluzioni come è accaduto in tante altre regioni. Ma un succedersi di lotte intestine che hanno cambiato personaggi sulle tolde di comando ha accelerato e appesantito una pregressa precarietà gestionale ed economica.
Adesso non a caso la questione è stata trascinata fin dentro la campagna elettorale e a Roma il referendum forse sarà integrato dentro l’Election Day. I media sponsorizzati dalla politica sono già al lavoro con tante promesse di cui noi, nella città e all’interno di Atac, non vediamo mai margini di realizzo. L’aumento delle ore di lavoro per il personale movimento in assenza di interventi strutturali, sarà soltanto una medaglietta al petto delle controparti datoriali che se non passerà il concordato potranno chiederci un ulteriore libbra di carne sul piatto della bilancia, cioè far saltare il secondo livello contrattuale.
Autobus nuovi e sufficienti numericamente per espletare un servizio decente? Ricambistica consegnata in tempi certi? Corsie preferenziali? Politiche del personale pilotate verso la dissuasione all’evasione tariffaria che senza tecnologia di sistema non porterà risultati apprezzabili. E tante altre cose di cui al momento non c’è presenza se non nella fantasia della propaganda del M5S incluse le famose funivie che non faranno “produzione” da noi, o le promesse elencate dal ministro PD Calenda nel Patto per Roma, che “se” rispettato anche in caso di diverso segno politico al Governo nazionale, avrà lunghissimi tempi di attuazione.
A tutti noi non rimane che l’orgoglio di una appartenenza comune al settore e l’ostinazione di credere e lavorare per uno scenario diverso da quello che ci hanno scientificamente preparato non arrendendoci all’ineluttabile. La dimensione territoriale di Roma ci consegna la certezza matematica, che c’è bisogno di più trasporto pubblico e i privati già in campo da anni nelle dimenticate periferie romane, hanno fallito, e questo è un fatto.
Car* collegh* Non ci resta che lottare con convinzione in prima persona per salvaguardare il servizio pubblico del trasporto ma farlo insieme alla cittadinanza e svelando le tante verità che non conoscono. Dobbiamo lottare, abbandonando la cultura della delega, non per i sindacati o per i politici di riferimento che trasversalmente ci hanno tutti tradito, ma “per noi stessi e per i nostri nuclei familiari” a cui dobbiamo certamente più rispetto di quanti ci hanno sottoposto a lottizzazioni piduiste, risanamenti farsa, mentre per anni indisturbati clonavano biglietti o portavano i soldi di Atac nei conti correnti bancari di San Marino o cedevano ricchi asset produttivi alla concorrenza o amici degli amici, come Trambus Open.
Sono consapevole quanto voi che anche questo augurio o se preferite “appello” può essere considerato folclore, ma dipende sempre da “come” ognuno di noi e da “quanto” saprà mettersi in gioco per tutte quelle battaglie che serviranno per riportare sulla giusta strada lavoro, i diritti, un servizio di qualità per i cittadini, e la nostra dignità che non è in vendita! Mai! E’ vero che l’unità fa la forza. Ed aiuta anche quei mondi del lavoro a noi afferenti, sottoposti alle logiche del subappalto al massimo ribasso che vengono ciclicamente penalizzati nei salari o licenziati. L’UNITA’ non è una parola astratta. Non smettete di crederci e di praticarla, altrimenti vinceranno coloro che hanno imposto a tutti noi torti e ingiustizie. Chi rinuncia alla lotta ha già perso.
Auguri per trovare la forza di costruire insieme un futuro migliore per tutti.
Buon 2018

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